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Trento, 17 marzo 2005
L’INTESA IN CRISI. BOATO: «MA DOV’ERA DELLAI?»
intervista a Marco Boato de l’Adige di giovedì 17 marzo 2005

Marco Boato chiama in causa Lorenzo Dellai per il «fallimento» (anche se il deputato dei Verdi non usa mai questo termine) dell’Intesa nella preparazione delle comunali. Non si nasconde: «Doveva esserci una più forte assunzione di responsabilità da parte del presidente della Provincia».

Il presidente, invece, si è chiamato fuori.
Non ha quasi mai partecipato agli incontri del coordinamento per le comunali. Dellai, invece, avrebbe aiutato. Del resto, se riesce a governare la giunta, dove ci sono il segretario dei Ds (Andreolli), il vicepresidente dei Verdi (Berasi) e il leader dei Leali (Benedetti), a maggior ragione avrebbe potuto dare un contributo importante.

Forse ha temuto che avrebbe dovuto pagare il prezzo in prima persona, nel caso di qualche sconfitta di peso.
Forse è così. Ma l’assunzione della leadership comporta anche qualche prezzo da pagare. Se fosse solo correre in autostrada a 140 allora, sarebbero capaci tutti.

Lei la leadership di Dellai non l’ha mai messa in discussione, anche se qualche scontro c’è stato, soprattutto sulla mancata collegialità.
Infatti io non ho chiesto una maggiore autorità da parte di Dellai. Dico solo che sarebbe stata importante una maggiore leadership.

Secondo lei il bilancio dei 18 comuni maggiori dove si andrà al voto è fallimentare, dal punto di vista dell’Intesa provinciale?
No. Sarebbe un errore sostenere che il lavoro del coordinamento provinciale è stato inutile. Alcuni esempi? A Pergine è stata composta l’intera coalizione, a Tione la Margherita aveva alcune riserve su Zubani ma queste sono rientrate, a Pinzolo è stato raggiunto un buon accordo, a Borgo la Froner sarà candidata nonostante le difficoltà della Margherita. Io credo che adottare il criteiro della conferma dei sindaci uscenti sia stato importante.

In alcuni comuni peraltro le trattative sono ancora in corso.
Infatti. E il nostro lavoro è in parte riuscito. Cero, capisco che Mario Malossini possa godere di alcune situazioni, io peraltro registro che la Casa delle libertà è spappolata: le comunali hanno sancito che il centrodestra è sciolto.

Lei peraltro ha condiviso il documento di Betta, con il quale la Margherita ha attaccato Ds e Leali.
Mi sono battuto in tutti i modi per far valere le ragioni dell’Intesa, ma capisco il taglio del documento.

Perché è finita così, con le divisioni di Rovereto, Riva, Arco, Avio e Cles?
Il limite è stato di non aver governato il processo con più determinazione da parte delle forze provinciali. Mi fa sorridere leggere che qualcuno – che pur fa riferimento a movimenti nazionali o addirittura presenti al Parlamento europeo – dice di non accettare “imposizioni da Trento”. La verità è un’altra.

Vale a dire, onorevole Boato?
Dopo le sconfitte di Mori, Lavis, Ala e Nago Torbole suonai da subito il campanello d’allarme, dicendo che si trattava di casi gravi e che sarebbe stato ancora più grave non capirne il significato.

In effetti, non tutti l’hanno capito.
Il problema è che sono passati tre mesi e mezzo senza alcuna riunione del tavolo provinciale, con la scusa che si dovevano celebrare alcuni congressi. È stato un errore, perché da questi congressi sono uscite posizioni irremovibili, come nel caso dei Ds di Rovereto.

L’altro giorno avete deciso che il tavolo provinciale non si riunirà più. È stato come dirsi addio.
No, il messaggio non è stato questo. E poi spero che possa prevalere l’unità dell’Intesa, anche perché – come nel caso di Rovereto – dobbiamo ricordarci del secondo turno.

Secondo lei l’Intesa rischia di perdere Rovereto?
No, non credo. Quando sono state attuate operazioni centriste come quella di Valduga, i cittadini si sono sempre dimostrati più avanti. E poi gli elettori non possono avere dimenticato che Valduga negli ultimi cinque anni è stato all’opposizione di Dellai. Votarlo vorrà dire votare centrodestra.

 

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